A partire dal 2018 il giovane imprenditore che vuole aprire una partita iva si trova davanti solo due possibili opzioni: il Regime Ordinario o il nuovo Regime Forfettario. Per il Regime Ordinario, attualmente più utilizzato, è prevista una comunicazione di inizio attività all’Agenzia delle Entrate con la quale entrare in possesso di un numero identificativo di Partita Iva e l’iscrizione alla Camera di Commercio della Provincia, obbligatoria per tutte le attività commerciali.
In questo regime si applicherà anche, in fattura o nello scontrino di vendita, l’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA) che potrà avere aliquote al 4%, al 10% o al 22% in base alla categoria merceologica commercializzata o all’attività svolta. Ogni tre mesi (febbraio, maggio, agosto, novembre) si dovrà calcolare l’IVA a debito e confrontarla con quella a credito. Il risultato di questa operazione potrà dar luogo ad un versamento dell’IVA a debito in eccesso o alla creazione di un credito di imposta utilizzabile nel caso sussista IVA a debito da versare. La differenza tra ricavi e costi, al netto dell’IVA, viene chiamata Utile o Perdita dell’Esercizio.
In questo Regime i contributi previdenziali (Inps) impattano in maniera importante, soprattutto sui giovani imprenditori. Entrando nel Regime Ordinario, se non si aderisce ad una Cassa previdenziale dedicata, si viene immediatamente iscritti alla Gestione Inps artigiani o commercianti che prevede il versamento in rate trimestrali fisse di circa 940 euro l’una. Il limite appena descritto vale per imprenditori che producano un reddito annuale non superiore a 15.500 euro. In caso di sforamento del limite reddituale verrà applicata, solo sulla parte residua di reddito eccedente, un’aliquota previdenziale del 23,19%. I contributi previdenziali andranno ad agire positivamente sul reddito imponibile abbassandolo, diminuendo le imposte da pagare. Dal punto di vista fiscale, quindi, una volta contabilizzati i ricavi e i costi sarà necessario dedurre dall’utile i contributi previdenziali pagati nell’anno solare.
Nel Regime Ordinario sono previste 5 aliquote fiscali IRPEF progressive, applicate in base al reddito prodotto: 23% per redditi da 0 a 15.000 euro; 27% da 15.001 a 28.000 euro; 38% da 28.001 a 55.000 euro; 41% da 55.001 a 75.000 euro; 43% oltre 75.000 euro. Oltre all’Irpef andranno versate le addizionali Regionali e Comunali (variabili ma che mediamente pesano per un 1,8% del reddito imponibile) e l’IRAP (circa il 3,9%).
Completamente diversa è invece la situazione relativa al nuovo Regime Forfettario. Il solo punto comune tra le due modalità di gestione contabile riguarda l’iter legato all’apertura della Partita Iva e alle comunicazioni iniziali. In questo nuovo regime contabile possono rientrare sia i nuovi imprenditori che quelli già in possesso di Partita Iva ordinaria di qualsiasi età e non sussistono limiti nè temporali nè anagrafici che obblighino al passaggio all’altro Regime. Nel Regime Forfettario non vengono più contabilizzati i costi e le spese sostenute dall’Imprenditore, bensì al totale dei ricavi viene applicata una percentuale di redditività, imposta normativamente secondo la tipologia di attività esercitata.
Esemplificando, se un agente di commercio in Regime Forfettario contabilizza provvigioni per 20.000 euro si applicherà una percentuale di redditività pari al 62%, da cui risulterà un utile gestionale pari a 12.400. In base alle differenti attività verranno definiti ricavi annui massimi e percentuali di redditività. Non sono inoltre previste le imposte personali, sostituite da un’imposta onnicomprensiva calcolata sul reddito pari al 15%, che scende al 5% per 5 anni per le attività start-up. Questo significa che un giovane alla prima esperienza lavorativa può beneficiare di un’aliquota fiscale molto favorevole. Non è inoltre prevista l’applicazione, in fattura o nello scontrino, dell’IVA, misura questa che può fare realmente la differenza. Anche dal punto di vista previdenziale sarà possibile fruire, in via opzionale, di una riduzione dei contributi del 35%.
Un solo punto può creare incertezza tra la scelta dei regimi contabili ed è relativo alla presenza di figli a carico o alte spese detraibili (mediche, mutui immobiliari, ristrutturazione immobiliari). Queste voci nella dichiarazione dei redditi del Regime Forfettario non possono essere prese in considerazione, come invece avviene nel Regime Ordinario.