Retribuzione di posizione: che cos’è? Chi può richiederla e come?

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Busta paga più pesante con la retribuzione di posizione, almeno per qualcuno. Ma a chi spetta?

Che cos’è la retribuzione di posizione

La retribuzione di posizione è una componente del trattamento economico destinato ai dirigenti degli enti pubblici ed è collegata all’incarico agli stessi conferito. Essa è composta da due parti:

  • Componente fissa: questa è stabilita dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) e non può essere modificata a livello aziendale;
  • Componente variabile: è suscettibile di incremento da parte delle singole aziende sulla base della graduazione delle funzioni e degli incarichi conferiti in relazione alle risorse disponibili nell’apposito fondo

Se il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro prevede un minimo per la retribuzione di posizione, dato dalla componente fissa, per la stessa – intesa come la somma della parte fissa e della parte variabile – è stabilito anche un valore lordo annuale massimo.

Principio di parità di graduazione

A parità di graduazione delle funzioni e di incarico, l’importo complessivo della retribuzione di posizione per due soggetti diversi deve essere uguale, anche se le due componenti (fissa e variabile) che lo determinano sono differenti. Per ottenere il pareggio si interviene allora sulla componente variabile.

Retribuzione di posizione da due enti diversi: cosa succede

La retribuzione di posizione assegnata da un ente a un proprio dipendente con incarico dirigenziale può essere ridotta anche sotto il valore minimo previsto dal Contratto nazionale quando si riduce l’orario di lavoro che il dipendente svolge presso di esso, a seguito di un suo prestito a un altro ente; La riduzione della retribuzione di posizione da parte del primo ente è dovuta al fatto che ogni ente è tenuto a coprire la spesa relativa alle ore di utilizzo del dipendente per le proprie finalità. Il destinatario della retribuzione, comunque, non si accorge della riduzione del primo ente in quanto questa viene compensata dalla quota prevista da parte della realtà ospitante.

Retribuzioni di posizione e di risultato

La retribuzione di posizione e quella di posizione non sono da confondersi. Esse si basano su due principi diversi: la retribuzione di posizione è uno specchio del livello di responsabilità attribuito con l’incarico di funzione, mentre la retribuzione di risultato corrisponde all’apporto che il dirigente ha dato in termini di produttività o redditività della sua prestazione.

Rapporto tra quota di retribuzione di posizione e di risultato

Per quanto riguarda l’ammontare della quota destinata alle retribuzioni di risultato questa deve essere non inferiore al 15 % del complessivo ammontare delle risorse finalizzate all’erogazione della retribuzione di posizione e di risultato di tutte le posizioni organizzative previste dall’ordinamento dell’ente.

Retribuzioni: cosa succede se c’è un avanzo di cassa?

All’inizio di ogni anno un ente stabilisce le somme da stanziare per le retribuzioni di posizione e di risultato. Se nel corso dell’anno la cifra destinata alle retribuzioni di posizione non è stata spesa tutta, essa può:

  • entrare nell’economia di bilancio e, di conseguenza, non può essere indirizzata a nient’altro, né per l’anno in corso né per il successivo;
  • essere destinata a incrementare la quota per la retribuzione di risultato.

Chi può richiedere la retribuzione di posizione

La retribuzione di posizione riguarda tutti quei dipendenti a cui è stato affidato un incarico aggiuntivo e viene accreditata direttamente in busta paga per 13 mensilità, senza che sia necessario che l’interessato ne faccia richiesta. Questo è determinato dal fatto che la retribuzione di posizione è inserita nel contratto firmato, che rimanda al Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL).

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