Un ritorno alla terra da parte dei giovani italiani ma un’opportunità che rischia di rimanere non sfruttata – e quindi persa – per l’agricoltura. Stiamo parlando dei fondi europei per lo sviluppo rurale della programmazione 2014 -2020 che rischiano di perdersi per un soffio.
Parlando con i numeri e dati alle mani, delle 39.923 domande presentate dagli Under40 per accedere ai finanziamenti in questione, ne sono state ammesse solo 18.273 e solamente 10.511 (sul totale) sono state pagate.
In poche parole, solo un giovane su 4 potrà beneficiare dei finanziamenti europei e questo dato, purtroppo, va a svantaggio delle regioni italiane che, in tutto lo stivale, negli ultimi 5 anni, hanno visto incrementare del 14% il numero dei più giovani che sono “tornati alla terra”.
L’Italia ha beneficiato di un finanziamento di 20,9 miliardi di euro di fondi da impiegare nel campo dell’agricoltura dal 2014 al 2020.
Di questa cifra, sono stati spesi esclusivamente 12,1 miliardi di euro, mentre la quota rimanente dovrà essere presumibilmente impiegata nei prossimi tre anni.
Insomma, un vero e proprio disastro anche alla luce di numeri precisi: alla fine del 2020, le spese relative ai piani di sviluppo rurale ammontano al 57,9%, dato che risulta ancor peggiore rispetto a quello riferito al periodo precedente (2007-2013), in cui si era raggiunta la quota del 65,87%.
Quindi, si perde un 8% che regala all’Italia una maglia nera nello sfruttamento dei finanziamenti targati Ue.
Focus sulle regioni: il caso della Puglia
In totale i programmi risultano essere 23 e, tra questi, due sono nazionali.
Le regioni italiane più virtuose sono il Veneto che riceve la medaglia d’oro grazie ad una spesa pari al 69,49% seguito a ruota dell’Emilia-Romagna e dalla Calabria che riportano rispettivamente il 66,72% ed il 65,26%.
La classifica delle peggiori, in ordine decrescente, vede l’Abruzzo, le Marche e la Puglia con una spesa certificata pari rispettivamente al 47,27%, 41,79% e 41,74%.
Il tacco italiano, però, corre il grave rischio di mandare in fumo ben 95 milioni di euro di finanziamenti, a seguito di un contenzioso amministrativo durato per ben tre anni: un ricorso da parte di 4 aziende che ne ha totalmente paralizzate ben 1800.
Un caso particolare che rischia di determinare il disimpegno di questa cifra e di rammaricarsi ulteriormente per i ritardi della burocrazia.