Se si ha bisogno di un prestito e si è dipendenti di un’azienda individuale, si può avere accesso alla modalità di finanziamento cosiddetta “cessione del quinto“.
Si tratta di un prestito personale che prevede di essere saldato – ovvero “estinto”, in termine tecnico – mediante trattenute sulla propria busta paga. Sono delle vere e proprie rate il cui importo non può mai superare il 20% del valore dello stipendio netto mensile; il 20% corrisponde, appunto, ad un quinto di quella cifra: ecco perché questo finanziamento si chiama “cessione del quinto”.
Un prestito secondo la formula della cessione del quinto non può durare meno di due anni, ovvero 24 mesi, e, fino al 2005, non poteva superare il termine della vita lavorativa di chi lo richiedeva. Dal 2005, però, le cose sono cambiate: infatti la legge italiana ha reso possibile anche ai pensionati l’ottenimento di questo particolare tipo di finanziamento.
Le caratteristiche della cessione del quinto
La comodità della cessione del quinto è che il pagamento delle rate avviene mediante una trattenuta direttamente sulla busta paga: quindi non c’è bisogno di fare bonifici aggiuntivi o di richiedere disposizioni particolari al proprio istituto di credito di riferimento. Inoltre, non si corre il rischio di incorrere in penali perché non si è pagata una rata del finanziamento: si risparmiano dei soldi, insomma. Ma la cessione del quinto è una garanzia anche per chi eroga – e cioè chi concede – questo prestito: il rischio di imbattersi in quello che viene definito un “cattivo pagatore”, ossia un debitore che tende ad essere insolvente, a non pagare i propri debiti, si riduce di molto.
Il motivo di ciò è semplicissimo: con la cessione del quinto anche il datore di lavoro è coinvolto nel finanziamento. È una condizione fondamentale, obbligatoria: a conti fatti, è proprio il datore di lavoro che versa le rate del prestito direttamente la banca, mediante il prelievo diretto della somma di denaro dalla busta paga del proprio dipendente.
Alla modalità di finanziamento tramite cessione del quinto possono accedere non solo i dipendenti pubblici – ovvero chi lavora per enti statali, per enti parastatali e per i vari Ministeri – ma anche i dipendenti delle aziende private: grandi, medie o piccole. Tuttavia, mentre nel caso di dipendenti pubblici l’ottenimento del prestito è molto semplice; nel caso di dipendenti di aziende private è relativamente semplice se si tratta di aziende di grosse o medie dimensioni, ma più complesso se si tratta di aziende di piccole dimensioni, come ad esempio quelle individuali.
Questo succede perché gli istituti di credito e le società finanziarie che erogano questo prestito effettuano parecchie verifiche sulla reputazione e sulla solidità dell’azienda, proprio perché il datore di lavoro è chiamato, a conti fatti, a sostenere il pagamento delle rate del finanziamento chiesto dal proprio dipendente. Quindi molto spesso questo finanziamento viene concesso con maggiore facilità a grosse realtà imprenditoriali, perché offrono garanzie di solvenza più elevate rispetto alle piccole imprese. Le cose si complicano ulteriormente se la ditta il cui dipendente ha fatto domanda di un finanziamento mediante cessione del quinto è un’impresa relativamente giovane: il fatto di essere in attività da un tempo relativamente ridotto molto spesso implica la condizione di non avere ancora un bilancio consolidato in tutto e per tutto.
Il rischio di fallimento per un’impresa avviata da poco è, purtroppo, una condizione che si verifica in maniera piuttosto frequente e le banche – o gli istituti di finanziamento – tendono ad essere maggiormente rigidi nei confronti di queste realtà. È di fondamentale importanza, ai fini dell’ottenimento di un finanziamento secondo la modalità della cessione del quinto, che sia il richiedente che l’azienda da cui dipende non sia stata classificata come cattivo pagatore, e quindi che non sia iscritta al registro del CRIF, ovvero la Centrale Rischi, un database accessibile a tutti coloro che erogano prestiti e finanziamenti affinché abbiano uno strumento di controllo e di tutela per il denaro che andranno a concedere in prestito. L’iscrizione a questo registro comporta per il richiedente una maggiore probabilità di vedersi rifiutato il prestito.
Come ottenere un finanziamento con cessione del quinto per chi è dipendente di un’azienda
Ottenere un finanziamento secondo la modalità della cessione del quinto per chi è dipendente di un’azienda individuale è un po’ più complesso ma non impossibile; se il dipendente ottiene dalla banca tale prestito, il datore di lavoro non può rifiutarsi di collaborare: è un suo preciso obbligo, difatti, accettare questa richiesta. Inoltre, il datore di lavoro deve sottostare a due obblighi ben precisi, stabiliti dalla legislazione italiana:
- il primo, deve essere lui ad effettuare la trattenuta dell’importo preciso della rata sulla busta paga del proprio dipendente e deve provvedere a versare questa somma alla banca indicatagli nella documentazione. Se però la busta paga del dipendente viene sospesa per un qualsiasi motivo (ad esempio dimissioni o licenziamento), il datore di lavoro non ha più l’obbligo di effettuare quest’operazione di prelievo e di versamento alla banca;
- il secondo, se il dipendente viene licenziato o si dimette, il datore di lavoro deve prendere le somme che il suo ex dipendente ha maturato presso l’azienda – ad esempio la liquidazione nel caso in cui il dipendente vada in pensione; nel caso in cui un dipendente si dimetta perché, ad esempio, cambia lavoro, queste somme sono costituite non solo dalla liquidazione ma anche dall’ultimo stipendio, dalle ferie e dai permessi retribuiti non goduti, dalla tredicesima eccetera – e deve versarle tutte quante alla banca. Questo denaro servirà per pagare il debito residuo, che potrà essere estinto solo in parte o del tutto.