Ripple è una alt coin: con l’espressione alt coin si intendono tutte quelle criptovalute che sono alternative – alt, appunto – ai ben più famosi bitcoin.
È nata nel 2012 ed è legata ad una piattaforma omonima, Ripple, il cui coà-fondatore e presidente è Chris Larsen. È un bene mobile trassato nel mercato delle criptovalute, il suo simbolo è XRP e alla data di oggi, è scambiato a 1,59 dollari americani: mostra, quindi, una leggera tendenza al rialzo dopo il crollo che è stato registrato alla chiusura delle borse di un paio di giorni fa, quando i ripple erano quotati 0.9146 dollari americani – il minimo storico di questa moneta.
Tuttavia, l’indice di volatilità di ripple è elevatissimo e la criptovaluta è soggetta a flessioni e a picchi vertiginosi anche nell’arco di pochissimi minuti: si pensi che nella data odierna, ad esempio, nell’arco di soli 40 minuti ripple ha subito oscillazioni che l’hanno portato ad essere scambiato, contro il dollaro americano, prima ad 1.64, poi ad 1.60, poi di nuovo a 1.62 e poi un crollo a 1.57, salvo poi risalire di nuovo a 1.62 e ri-precipitare a 1.59, il tutto nel giro di qualche istante. Se si desiderano maggiori informazioni a riguardo, è possibile consultare gli storici, i grafici in tempo reale ed i dati intraday disponibili su siti accreditati.
Il futuro dei ripple sarà una tendenza al rialzo come è accaduto ai bitcoin?
Secondo il parere di alcuni esperti dell’ambiente, le cose non andranno esattamente in questa maniera, e la ragione sta proprio nelle differenze che esistono tra ripple e bitcoin.
Dal 2009 in poi, ovvero dall’anno di nascita del bitcoin, sono nate moltissime criptovalute alternative alla prima concepita. Queste altre criptovalute o si sono ispirate ai bitcoin o sono nate come loro replica, salvo poi differenziarsi in un secondo momento. Non è il caso di ripple, invece: sin da subito essa si è presentata in maniera molto diversa, perché il suo obiettivo dichiarato è quello di sostituire progressivamente l’infrastruttura IT su cui poggia il sistema finanziario tradizionale – un’infrastruttura informatica ormai divenuta decisamente antiquata.
Praticamente, mentre bitcoin e tutte le altre criptovalute si sono sin da subito poste in un rapporto di opposizione con il mercato finanziario tradizionale, con l’intento di offrire un’alternativa ad esso se non addirittura di “boicottare” l’industria della finanza così come la conosciamo noi, mediante l’utilizzo di una rete ad altissima decentralizzazione, ripple si è subito messo in evidenza perché cerca di creare un rapporto di continuità, di affiancamento, di collaborazione e di consolidamento della finanza tradizionale. Il protocollo di ripple, difatti, è stato concepito e strutturato per far progredire il sistema finanziario tradizionale; ripple, inoltre, vanta legami di collaborazione con le più potenti banche del mondo e con le istituzioni finanziarie più antiche, consolidate ed accreditate: utilizza i sistemi di crittografia non per occultare o rendere inaccessibili le operazioni finanziarie effettuate in ripple, ma per garantire – al contrario – livelli di sicurezza elevatissimi. La trasparenza è uno dei concetti cardine per ripple, ed è l’esatto contrario di quello che avviene per le altre criptovalute, bitcoin in testa, che invece fanno della segretezza e dell’anonimato i loro più alti vessilli.
Quindi, ripple usa i concetti di token, di blockchain e di crittografia per semplificare l’operatività bancaria, non per nascondere e rendere inaccessibili i dati delle transazioni finanziarie: è proprio questa sua opposizione marcata e netta al sistema operativo di tutte le altre criptovalute a rendere ripple un unicum nel panorama delle monete virtuali. Le dichiarazioni degli alti dirigenti di “casa ripple” sono improntate ad un fiero sostenimento della politica di trasparenza e di cooperazione che la valuta ha assunto sin dal suo esordio: infatti, tra essi è ben radicata la convinzione che sia corretto il loro modus agendi e non quello che viene portato avanti da bitcoin e dagli altri sistemi monetari virtuali che lo seguono.
A detta di alcuni esperti, questo atteggiamento è da un lato un pregio, ma dall’altro un difetto perché potrebbe penalizzarne la crescita e potrebbe sfavorirne in maniera marcata le tendenze al rialzo – come invece sta avvenendo per il gruppo di criptovalute più affine al modus operandi ed al sistema ideologico propugnato da bitcoin.