Il sistema economico italiano ci ha abituati a non pochi cambiamenti nel corso degli anni. Ci sono state modifiche di ogni genere, non in ultimo la fattura elettronica. Il 1 gennaio 2019 questo sistema diventa obbligatorio per tutti tranne che per alcuni soggetti che la legge ha espressamente esonerato.
Tra i soggetti esonerati innanzitutto i forfettari, poi i contribuenti che operano in regime dei minimi e poi alcuni enti come le associazioni sportive che non superano specifiche soglie di guadagno. La fattura elettronica ha permesso di raggiungere lo scopo per cui era stata introdotta e cioè trovare il modo di contrastare l’evasione fiscale.
Ecco per quale motivo si è pensato di apportare un’ulteriore modifica al sistema, rendendolo obbligatorio anche per tutti coloro che vi erano fino a questo momento esonerati. Le modalità pensate per tali soggetti sono le stesse previste fino a questo momento, con utilizzo di software o piattaforme dedicate per la gestione del servizio, come FatturaPro, su cui si possono avere maggiori informazioni al link fatturapro.click.
Fattura elettronica: cosa impone il nuovo PNRR2
Ottimi i risultati che sono stati raggiunti fino a questo momento. Questo è il principale motivo per cui si è pensato di rendere obbligatorio il sistema della e-fattura per tutti. Quindi è stato emanato il Decreto PNRR2, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n.36 del 30 aprile 2022. In questo modo è stato previsto che dal 1 luglio 2022 la fattura elettronica è divenuta obbligatoria anche per i forfettari, eccenzion fatta per quelle che vengono comunemente definite micro P.IVA.
Con l’art 18 del PNRR2 pubblicato in GU n.100 del 30 aprile 2022 insieme a una serie di modifiche non di poco conto, si stabilisce anche che l’obbligo di fatturazione elettronica si estende anche a chi opera in regime forfettario, regime di vantaggio e anche alle associazioni sportive dilettantistiche.
Occorre però specificare che nonostante dal 1 luglio 2022 vi sia un obbligo, in questi 3 anni non sono stati pochi i soggetti, soprattutto forfettari, che hanno deciso di aderire al sistema in maniera completamente volontaria, anche e non solo, per semplificare gli scambi.
Fattura elettronica e l’obbligo per i forfettari
Dal 1 luglio 2022 vige l’obbligo di fattura elettronica anche per i forfettari. M non solo, tale obbligo viene messo in atto non solo per i forfettari, ma anche per i contribuenti in regime di vantaggio e per le associazioni sportive dilettantistiche. Tali soggetti nell’anno precedente devono aver conseguito ricavi ovvero percepito compensi superiori alla soglia di 25.000 euro.
L’obbligo non andrà invece a toccare quelle che vengono definite “micro Partite IVA”, per cui la fatturazione elettronica obbligatoria è prevista dal 1 gennaio 2024. Ma la nuova legge non si ferma a questo, ma va ben oltre stabilendo che per tutti i soggetti coinvolti in tale modifica e che in precedenza erano esonerati dalla e-fattura, per il primo trimestre durante il quale vige l’obbligo, non saranno applicate sanzioni anche nel caso in cui ci dovessero essere dei ritardi nell’emissione della fattura concerne all’operazione.
L’OK arrivato dall’Unione Europea
Come già detto in precedenza uno dei maggiori motivi per cui nel 2019 è stato avviato il processo di messa in pratica del sistema di fatturazione elettronica è la possibilità di contrastare l’evasione fiscale. In effetti ad oggi è possibile affermare che è stata una riforma efficace, ecco per quel motivo passo dopo passo si vuole estendere l’obbligo a tutti i soggetti economici italiani.
Quindi nel cambiamento saranno coinvolti i forfettari, ma non solo, anche le associazioni e le società sportive dilettantistiche che non hanno superato i 65.000 di proventi nell’anno successivo. Infine anche le operazioni sanitarie per cui c’è stato il bisogno di una regolamentazione specifica per via della tutela della privacy.
Estendere il sistema della e-fattura a quanti più soggetti economici possibile, vuol dire andare a colmare i buchi presenti in questo momento, al fine di annullare l’evasione fiscale, una vera e propria piaga dell’economia del paese. Quello che è servito è l’intervento dell’UE con la sua Decisione di esecuzione 2021/2251 del Consiglio del 13 dicembre 2021, la quale, nel rinnovare la Decisione di esecuzione (UE) 2018/593 aveva autorizzato l’Italia a questa modifica.