Negli ultimi anni si è sentito molto parlare della realtà aziendale costituita dalla micro-impresa. Si tratta di una definizione che abbraccio una specifica categoria di imprese che si differenzia in modo sostanziale dalle piccole e medie imprese sia per numero di dipendenti al suo interno che per fatturato. Ma quali sono le caratteristiche della micro-impresa e qual è l’iter da seguire per fondarne una nel nostro Paese? Ecco una breve panoramica sull’argomento.
Che cosa è una micro-impresa?
Prima di affrontare e approfondire la natura e quindi che cos’è una micro-impresa, vale la pena soffermarci sulla differenza tra piccola, media e micro impresa. Questa differenziazione si rivela particolarmente importante nel momento si fa richiesta, per esempio, per poter beneficiare dei fondi e delle misure di assistenza messe a disposizione a livello europeo. Per capire quale di queste tipologie di imprese abbiamo di fronte, non basta prendere il considerazione il numero delle persone che per essa svolgono attività di lavoro, ma anche del fatturato aziendale e del totale di bilancio.
Deve essere quindi preso in considerazione l’importo netto del volume d’affari, cioè i proventi della vendita di prodotti e dalla prestazione di servizi rientranti nelle attività ordinarie della società. A questi importi vanno sottratti gli sconti concessi sulle vendite, l’IVA e le altre imposte direttamente connesse con il volume d’affari. Il bilancio, invece, è il totale dell’attivo patrimoniale.
Differenza tra PMI
Nel caso delle micro-imprese, per esempio, il fatturato (o il bilancio annuo) non supera i due milioni di euro e non vede più di 10 dipendenti al suo interno. La piccola impresa, invece, conta meno di 50 dipendenti e fattura ogni anno cifre non superiori ai 10 milioni di euro. È importante sottolineare come la maggior parte delle imprese europee, ovvero ben il 90% delle aziende presenti in Europa, rientri nella classificazione di “piccola impresa”.
Le medie imprese, infine, contano fino a 250 unità lavorative per un fatturato pari o inferiore a 50 milioni di euro. Il totale di bilancio annuo, invece, non può superare i 43 milioni di euro.
A loro volta, le piccole, medie e micro-imprese possono definirsi autonome. Ciò avviene quando l’impresa non intrattiene rapporti societari con altre aziende, oppure nel momento in cui la sua partecipazione nel capitale di un’altra società (o viceversa) è inferiore al 25% delle azioni (o diritto di voto). Se invece la partecipazione azionaria è compresa tra il 25% e il 50%, allora si parla di imprese partner. Oltre il 50% della partecipazione azionaria porta alla classificazione quali “imprese collegate“.
Come fondare una micro-impresa?
Come visto, affinché un’impresa possa essere catalogata quale micro-impresa è necessario che i suoi dipendenti non siano più di 10 e che il fatturato non superi i 2 milioni di euro. In questo periodo, specialmente a seguito della crisi lavorativa dovuta alla pandemia da Covid-19, sono infatti sorte moltissime micro-imprese, specialmente di natura domestica. Chi intende mettersi in proprio e avviare questo tipo di attività, però, spesso non sa da dove partire.
Per fondare e avviare una micro-impresa è quindi necessario, in primo luogo, un capitale di partenza. Questo può essere preesistente o richiesto presso la propria banca di fiducia. Sono inoltre disponibili molti finanziamenti destinati proprio alle microimprese, di cui poter beneficare. Il prestito finalizzato all’avviamento di una micro-impresa è detto Microcredito. Spesso questo tipo di prestito prevede tassi agevolati e altre condizioni vantaggiose.
Dal punto di vista burocratico, invece, è necessario aprire Partita Iva. Di conseguenza, bisogna iscriversi alla Camera di Commercio e all’Inps, presentare la SCIA (segnalazione certificata di inizio attività) allo sportello unico delle attività produttive (SUAP) del comune di appartenenza o dove sede la microimpresa. Successivamente, si potrà decidere se iscriversi anche a Confcommercio o Confartigianato, in modo da beneficiare dei servizi offerti.